Casa Lampedusa, Steven Price, Bompiani 2020

Casa Lampedusa è il romanzo che racconta gli ultimi anni di vita di Giuseppe Tommasi Lampedusa, gli anni nei quali scrive il suo unico capolavoro, Il Gattopardo. Detto così non sembra un libro particolarmente accattivante, ma basta iniziare la lettura per essere avvolti dall’atmosfera un po’ decadente che aleggia intorno alla persona dello scrittore. L’autore di questo romanzo, uno scrittore canadese e un poeta, Steven Price ha spiegato in una video intervista rilasciata all’editore Bompiani, di aver letto negli anni più volte il Gattopardo e di averne apprezzato nella maturità tutti gli aspetti, ma soprattutto di aver scoperto, ad un certo punto della sua vita, una biografia di Giuseppe Tomasi Lampedusa scritta da uno scrittore inglese attraverso la quale si è reso conto di quanta vita dell’autore ci fosse nel Gattopardo. Da qui la necessità di scriverne in un libro. Steven Price riesce magistralmente a rievocare i tempi di Tommasi di Lampedusa e la sua malinconia decadente. Nello svolgersi del romanzo ci sono tanti sguardi all’indietro che ci fanno conoscere l’intera vita dello scrittore siciliano, negli aspetti e negli accadimenti che ne hanno plasmato vita e carattere, un aspetto dei quali è il rapporto, complicato, con la propria madre. Una vita spesa a leggere e a studiare, dove assumono rilevanza, la moglie, una delle prime donne psichiatra, e appunto la scrittura. Steven Price ha dunque il merito di riuscire a calarsi completamente nei panni del protagonista, dipanando il racconto del processo creativo e dell’evoluzione del Gattopardo, ricreando perfettamente l’atmosfera e l’ambientazione della Sicilia degli anni ’50, anche nella cura della descrizione di particolari come ad esempio gli abiti. Un altro aspetto importante della parte finale della vita di Giuseppe Tommasi di Lampedusa è la scelta di adottare il nipote Gioacchino Lanza.
La chiave di lettura di Casa Lampedusa è nel parallelismo tra l’adozione di Gioacchino Lanza e quindi il desiderio di un figlio e la scrittura del romanzo Il Gattopardo, entrambi espressione del desiderio di lasciare qualcosa di sé. Si coglie particolarmente nelle pagine conclusive del libro dove Gioacchino in una intervista, parlando dello zio, dice: Non posso dire di averlo capito fino in fondo da giovane, ma anni dopo, rileggendo Il Gattopardo, mi pare di potervi scorgere una lezione centrale. È come se dicesse: da siciliano non me la sono cavata. Voi giovani cercate di non ripetere i miei errori, c’è bisogno di conoscere il mondo nel suo complesso, di sbarazzarsi di ogni traccia di provincialismo, e soprattutto c’è l’idea che il mondo esterno sia molto diverso, e chissà chi mai lo porterà un giorno in Sicilia. Il desiderio di non morire come un topo in gabbia… e quindi Giuseppe Tomasi Lampedusa avverte il senso del decadimento della propria famiglia e della società siciliana ma nello stesso tempo anche l’urgenza che i giovani riescano a cambiare.
Nel romanzo è raccontato come il manoscritto del romanzo il Gattopardo fu rifiutato da editori quali Einaudi e Mondadori, mentre fu lo scrittore Giorgio Bassani che ne capì l’importanza e lo pubblicò per Feltrinelli, che ancora oggi ne detiene i diritti.
Infine una nota sul titolo, che in inglese è Lampedusa e che in italiano è stato reso con Casa Lampedusa: non è chiaro da subito la motivazione di questa scelta ma procedendo con la lettura si capisce come il titolo faccia riferimento al palazzo Lampedusa che si trova a Palermo e che proprio all’inizio del romanzo viene descritto nel suo aspetto devastato dal bombardamento durante la seconda guerra mondiale e non restaurato per la mancanza di risorse da parte di Giuseppe Tomasi Lampedusa. Diventa evidente, poi, come invece l’autore siciliano e sua madre fossero visceralmente legati a questo palazzo: per questo motivo anche in condizioni di rudero il palazzo Lampedusa è e sarà sempre Casa e meta delle passeggiate e dei pensieri dello scrittore.

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