
La figlia unica racconta la storia di tre donne e del loro diverso modo di confrontarsi con la maternità.
Laura, la voce narrante; Alina, amica intima di Laura; Doris, vicina di casa di Laura. Si tratta di un romanzo non fiction, ispirato alla storia vera di una amica dell’autrice.
Nella storia trovano spazio tre rapporti con la maternità: negata, per Laura; inseguita a fatica e dolorosamente, per Alina; combattuta per Doris. Ma la soluzione, mutuata dal mondo naturale degli animali è la maternità come condivisione, condizione quindi permeabile che oltrepassa i legami di sangue e che corrisponde semplicemente al prendersi cura di qualcuno.
Laura e Alina hanno studiato insieme a Parigi e condiviso molti progetti di vita, fino a quando Alina conosce Aurelio e decide di sposarsi e di avere un figlio. Laura invece continua a pensare di dover vivere pienamente la sua vita dedicandosi allo studio, ai viaggi e non intende assolutamente avere dei figli e non ha nemmeno un legame stabile.
La narrazione si svolge principalmente intorno alla gravidanza di Alina e alla notizia che la coppia di genitori riceve nella fase terminale della gestazione: la bambina che dovrà nascere è affetta da una grave malformazione per la quale potrebbe sopravvivere anche solo poche ore dopo la nascita. Questa notizia getta nello sconforto i genitori che si trovano a dover elaborare il lutto ancora prima che la bambina venga al mondo, dovendosi preparare ad accogliere e contemporaneamente a separarsi da questa figlia tanto desiderata e ricercata. Alina, anche se sa che la propria figlia dovrebbe morire al momento della nascita, decide di stare con lei finché potrà. Questa necessità corrisponde all’amore che muove il mondo e non ubbidisce alle regole della logica e Laura si trova a riflettere sulle storie d’amore impossibili e di come gli uomini ricerchino l’intensità dell’amore per quanto breve possa essere.
La bambina, Ines, contro ogni aspettativa, sopravvive e attraverso terapie mediche si riescono ad ottenere anche progressi inaspettati. Laura, l’amica, è sempre presente e accompagna Alina nelle fasi della gravidanza, della nascita e della crescita di Ines. Quando Laura accompagna Alina a fare l’ecografia nella quale si identifica il sesso del nascituro, una femmina appunto, si trova a riflettere sulla condizione della donna in Messico. Sullo sfondo di una grande manifestazione femminista realmente avvenuta a Città del Messico per protestare contro l’elevatissimo numero di femminicidi che avvengono in questo paese, la protagonista si chiede quali tipi di maternità siano possibili in un paese che mette così a rischio la vita delle donne e che futuro, come donna, potrà avere Ines.
Laura conosce Doris, perché sente, attraverso il muro che separa i due appartamenti, le crisi di rabbia di suo figlio Nicolas. Doris è rimasta vedova di un marito che terrorizzava lei e suo figlio, ma si trova in uno stato di profonda depressione, per la quale non riesce assolutamente a prendersi cura di suo figlio. Laura dunque si ritrova suo malgrado ad occuparsi di Nicolas, al posto di sua madre. Come anche ne “Bestiario sentimentale”(La Nuova Frontiera 2018) la Nettel usa i parallelismi con il mondo animale e infatti Laura trova sul suo balcone un nido costruito da due piccioni, che nel tempo si trovano ad allevare anche il piccolo di un cuculo che parassita il loro nido per far crescere il proprio cucciolo. Il fenomeno biologico del parassitismo dà modo all’autrice di riflettere su come in natura sia preponderante la necessità di procreare e come ci siano diverse forme di collaborazione e sostegno all’interno dei gruppi di femmine della stessa specie.
Guadalupe Nettel con una scrittura sintetica e precisa parla di temi di grande attualità, come i femminicidi e l’affermazione dei diritti delle donne ma, particolarmente, della necessità umana e non soltanto femminile del prendersi cura di qualcuno.